Luogo
Speakers
- Daniela Attanasio
- Paola Maria MinucciProfessore Associato di lingua e letteratura neo-greca presso la Nuova Facoltà di Lettere e Filosofia – Università “La Sapienza” di Roma
Data
Ora
Daniela Attanasio e Paola Maria Minucci
Presentano la seconda edizione del libro di Leili Anvar
MALEK JAN NE’MATI
La vita non è breve ma il nostro tempo è limitato
Ad un anno esatto, l’Associazione Athenaeum N.A.E. è lieta di segnalare la presentazione della seconda edizione del libro di Leili Anvar, “Malek Jan Ne’mati – La vita non è breve ma il nostro tempo è limitato”, nella traduzione di Antonella Anedda e pubblicato dalla Casa Editrice Empirìa.
La presentazione, che avverrà a Roma il 24 novembre 2011 alle ore 18,30, presso la Casa editrice Empirìa, sarà a cura di Daniela Attanasio e di Paola Maria Minucci.
Malek Jan Ne’mati, per l’universalità del suo messaggio etico e spirituale, ma anche per il suo spirito pragmatico e attento alla realtà quotidiana, stupisce per la modernità e l’ampiezza dei suoi orizzonti, per la sua attenzione ai diritti e ai doveri, e in particolare per la sua difesa dei diritti delle donne, soprattutto se si considera il contesto culturale e sociale in cui ha trascorso la maggior parte della sua vita.
Malek Jan è vissuta infatti a cavallo del Novecento in un piccolo villaggio del lontano Kurdistan iraniano, ed è morta in Francia nel 1993. Come scrive la stessa Anedda nella sua introduzione, “ è l’esempio di un insegnamento morale che non ha nulla di moralistico, di una sete di sapere che non diventa mai accademica o retorica, di una rinuncia all’io che non diventa sacrificio, ma gioia.
Sorella e figlia di filosofi, Malek Jan, non si limita a seguire i loro insegnamenti ma li trasfonde in gesti quotidiani… Diventata cieca nell’adolescenza, Malek Jan possiede uno sguardo interiore in grado di scrutare in profondità i suoi simili. Le sue parole, non scritte da lei, ma raccolte da chi le fu vicino, riflettono un’intelligenza limpida e curiosa, venata di ironia, non convenzionale.”
La sua ricerca interiore, conclude Antonella Anedda, è sotto alcuni aspetti “affine a quella di altri percorsi femminili del Novecento: da Simone Weil a Etty Hillesum, a Teresa di Calcutta. In tutte la “preghiera per diventare niente” s’intreccia alla testimonianza qui sulla terra, anche attraverso la realtà dei corpi. In tutte l’opposizione all’incubo della storia, alla ferocia del mondo avviene attraverso la forza eversiva della mitezza.”