Luogo
Organizzatore
Athenaeum NAE
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065812049Website
https://www.athenaeumnae.it/Data
Ora
Progetto
Regia: Liliana Cavani
Sceneggiatura: Liliana Cavani e Tullio Pinelli
Produzione: Italia – 1966 – Biografico, b/n
Interpreti: Lou Castel, Riccardo Cucciolla, Giancarlo Sbragia, Ludmilla Lvova, Maria Grazia Marescalchi, Marco Bellocchio, Kenneth Belton, Giuseppe Campodifiori, Riccardo Bernardini, Mino Bellei.
Consulenza storica: Boris Ulianich
Primo film prodotto dalla Rai e primo film prodotto da Leo Pescarolo, trasmesso in due puntate il 6 e l’8 maggio 1966. Nel 2007, con il contributo del Mibac, la pellicola è stata restaurata grazie alle più aggiornate tecnologie digitali, per colmare la perdita di definizione nel passaggio al 35mm e per permettere la riparazione delle scene gravemente danneggiate.
Vita di Francesco (Assisi 1182-1226), figlio del mercante Pietro di Bernardone. Esordio nel lungometraggio di Liliana Cavani, suddiviso in capitoli. Rosselliniano (e pasoliniano) nello slancio, nella spoglia energia stilistica, è caratterizzato da un’estrema fisicità che si manifesta soprattutto nel denudamento: dei corpi, delle scenografie, dei paesaggi, e assiduamente sostenuto da un assillo teso all’invenzione di una mitologia del personaggio che s’oppone a quella della dolciastra tradizione agiografica sia popolare sia dannunziana. (da: il Morandini)
Dalla gioiosa spensieratezza dei giochi d’arme e dalle vivaci e chiassose baldorie con gli amici di Assisi, Francesco passa bruscamente all’esperienza del campo di battaglia. In una notte insonne dopo un sanguinoso scontro, medita sugli orrori della guerra e sulle situazioni di ingiustizia di cui era stato occasionale e passivo testimone. Tornato a casa decide di cambiar vita per vivere come Cristo. Si congeda dai genitori: il padre non crede alla sua vocazione religiosa e la madre stessa, tenera e affettuosa, non capisce. La sua scelta della povertà dà scandalo, ma Francesco è pervaso da una gioia profonda: è convinto che opponendo all’orgoglio l’umiltà e all’egoismo la carità si possa riformare il mondo. Alla Porziuncola lo raggiungono due antichi compagni, Bernardo e Pietro e altri ancora. Per poter predicare vanno a Roma da Papa Innocenzo III; il Pontefice approva la prima regola francescana; il Cardinale Colonna sarà il loro garante. Ormai i frati possono darsi alla predicazione, i cui frutti non tardano. Per attuare integralmente gli insegnamenti Chiara si accinge a dar vita a una comunità femminile a San Damiano. Passano gli anni. I seguaci ormai sono centinaia: alcuni di essi chiedono delle precise norme scritte e il Cardinale Colonna lo invita a dar loro ascolto. Francesco allora lascia il suo posto a Pietro; si ritira in solitudine ad Assisi e detta a Leone la nuova regola ricavata interamente dal Vangelo. Questa regola è ridefinita da alcuni frati perché ritenuta troppo aspra. Francesco è deluso, ma Chiara lo rincuora. Ormai gravemente malato e quasi cieco, allorché sente la fine, vuole essere adagiato in terra, nudo. Il transito avviene il 4 ottobre 1226. (www.cinematografo.it)
Film d’esordio della Cavani, dopo una lunga esperienza come regista di documentari televisivi, rilegge in chiave laica la vita del santo, interpretato da Lou Castel (protagonista l’anno precedente de I pugni in tasca di Marco Bellocchio), che assurge a simbolo dell’anticonformismo e della ribellione politica e sociale che animerà il Sessantotto, solo due anni dopo l’uscita del film, ed è rappresentato come un ribelle al potere e all’ordine costituito. […] (www.italica.rai.it)
Commento
Questa biografia andrebbe rivista ogni 4 ottobre. Ammirevole, infatti, non tanto per qualità tecnica quanto per povertà di mezzi, una povertà davvero francescana, che trae la sua forza dalla più assoluta semplicità. Atmosfere dimesse, musiche “del silenzio”, voci sussurrate. Il volto ingenuo di Lou Castel trasmette bene il suo messaggio di carità, per quanto l’incultura sia un po’ esagerata a paragone del vero Francesco. Bene anche il Bernardone di Sbragia, misto di durezza e di intimo dolore. Poco evidenziato, purtroppo, l’amore per la natura ad esclusivo vantaggio dei rapporti umani, tutti centrati sulla timida sottomissione di Francesco, il cui rifiuto a qualsiasi dottrina è rivolto contro i sapienti che allontanano l’uomo dall’istintiva compassione. Indovinata anche la parola “arroganza” nel criticare l’eccessivo zelo di povertà, quasi che l’ostentazione della più estrema indigenza sia paradossalmente sinonimo di presunzione: tale sospetto non manca di essere evidenziato dalla Cavani, cui fa da antidoto l’ottima decisione di rinunciare alle stimmate miracolose, sostituite da un evasivo “non mi vuole nemmeno far vedere le mani”. Francesco più uomo che santo, dunque, superando ogni stereotipato cliché […]. (mondolariano su cinerepublic.film.tv.it)
L’intervista – Liliana Cavani pronta per un nuovo film su San Francesco
Liliana Cavani pensa a un nuovo film su San Francesco. Sarà il terzo […]. Ad annunciarlo la stessa regista ieri, nel corso della giornata inaugurale della settima edizione del Festival Popoli e Religioni Umbria International Film Fest, dove ha presentato la versione restaurata di Francesco d’Assisi, il suo film d’esordio come regista (1966).
“La biografia di San Francesco, scritta da Paul Sabatier alla fine del XIX secolo, mi piacque moltissimo perché non era un testo agiografico ma un vero romanzo di formazione – racconta la regista – Rimasi stupefatta dall’attualità e dalla modernità di questa figura, e questo per diversi motivi: primo, perché Francesco non è un francescano; secondo, perché la sua era una rivoluzione generazionale, e per questo sempre attuale. In effetti io immagino il movimento francescano un po’ come quello sessantottino, non a caso il mio film è stato percepito nel ’66 come qualcosa di nuovo. Si afferrava che c’era qualcosa di nuovo nell’aria, perché c’era in Francesco”.
“Dopo Venezia – ricorda la Cavani – fui invitata a presentare il mio film a Praga dal gruppo di intellettuali di Carta 90. Era il periodo della famosa Primavera di Praga: si erano liberati dell’occupazione dei russi e vivevano nell’ebbrezza della libertà, che però durò poco. Nel ‘68 a Praga arrivarono i carri armati sovietici. La festa era finita. Non ho mai saputo cosa accadde a tanti intellettuali che avevo conosciuto, eccetto Milos Forman, che andò in America e che rividi a New York 10 anni dopo”. Ventuno anni dopo, Liliana Cavani è tornata a raccontare la storia di Francesco d’Assisi in un secondo film. “Con il primo film mi resi conto in realtà di avere soltanto avviato una riflessione su Francesco. Avevo lacune, acerbità e resistenze. Per esempio, in quella prima versione non ero riuscita a raccontare l’episodio delle stimmate sul quale invece mi concentrai nel secondo film interpretato da Mickey Rourke”. […] (21/11/2011, www.cinemaitaliano.info)