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Data

02 Feb 2015

Ora

9:30

Progetto

Con gli occhi del cinema

Proiezione del film “IL VENDITORE DI MEDICINE” di Antonio Morabito e successivo incontro dibattito con Antonio Morabito, regista e Amedeo Pagani, produttore e co-autore della sceneggiatura.

Regia: Antonio Morabito
Sceneggiatura: Antonio Morabito, Michele Pellegrini e Amedeo Pagani
Produzione: Italia – 2013 – Drammatico
Interpreti: Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio, Roberto De Francesco, Ignazio Oliva, Giorgio Gobbi, Vincenzo Tanassi, Leonardo Nigro, Ippolito Chiarella, Alessia Barela, Paolo De Vita, Pierpaolo Lovino, Tony Campanozzi

In apparenza è un film di denuncia sul mondo del farmaco, ma a ben guardare è qualcosa di più: prendendo a pretesto il tema del comparaggio, oggi anche un po’ superato, cioè la corruzione dei medici con regalie, a opera degli informatori farmaceutici e delle aziende che essi rappresentano, ci mostra anche qualcos’altro. La storia racconta del cammino lungo un sentiero scivoloso in cui si vede Bruno, il protagonista, lottare per la sopravvivenza in mondo duro fatto di spietata concorrenza e corruzione. Ma fino a che punto si è sopravvissuti se il prezzo necessario è la perdita della dignità umana? Che cosa rimane all’uomo alla fine di questa lotta?

Bruno, come spiega il regista Antonio Morabito, si muove al di sopra della soglia della morale, immerso in un sistema di bisogni indotti e disinteresse sociale. Con lui, medici e farmacisti conniventi, case farmaceutiche disposte a tutto. Al di sotto di questa soglia stanno i malati, gli amici, sua moglie. La normalità. Oggi ognuno lotta per sé, per il suo posto di lavoro, per mantenere un cosiddetto stile di vita che sia ben accetto dalla società.

«Ho scelto l’ambiente della Farmaceutica per il prodotto che viene trattato: il farmaco, l’ultima cosa che dovrebbe essere ridotta a mero prodotto commerciale. All’interno di questo ambiente, ho preso come protagonista un informatore medico perché è una figura familiare, non distante dalla nostra quotidianità. È l’omino ben vestito che ci passa avanti nelle sale d’attesa con la sua valigetta. È una pedina piccola, ma si comporta nel piccolo esattamente come la sua classe dirigente si comporta nel grande».

Antonio Morabito è nato a Carrara nel 1972. Dopo il diploma di regia ha frequentato il master in sceneggiatura alla C.E.E.A. (Conservatoire Européen d’Écriture Audiovisuelle) di Parigi. Ha diretto diversi cortometraggi selezionati nei principali festival internazionali. Il corto Cecilia, premiato al Torino Film Festival, è stato sviluppato nell’omonimo lungometraggio distribuito dalla Pablo nel 2003. È autore del documentario sul movimento anarchico Non son l’uno per cento, uscito nel 2007.

Ha lavorato per Sky e Rai come regista di format e documentari, collaborato con Il ManifestoUmanità NovaGreenpeace e Union Latine, lavorato come sceneggiatore per la Sagrera Audiovisual con cui ha scritto il film tv Ullals per la catalana TV3. Nel 2012 il film doc Che cos’è un Manrico ha vinto il Premio alla Miglior Regia al Sulmona Cinema diretto da Roberto Silvestri. Il venditore di medicine è prodotto da Amedeo Pagani per Classic (IT) e Peacock Film (CH) e distribuito da Istituto Luce Cinecittà.

Commento

Laddove mantenere il posto di lavoro diventa l’unico obiettivo dei venditori tra competizione interna, licenziamenti, suicidi, pressioni sui medici per vendere i farmaci, ogni mossa diventa lecita. Il venditore cade in un abisso in cui i comportamenti etici sono una stranezza: per conservare il lavoro perderà se stesso.

«In una sequenza significativa, durante una pausa, tra un appuntamento presso uno studio medico e la telefonata con la capo area, un venditore anziano [che ricorda un po’ il De Vto del film The Big Kahuna] incontrato in un bar, dice a Bruno: “La conosci la teoria della doppia impossibilità?”. Alla risposta negativa di Bruno, il venditore gli spiega l’esperimento fatto sui topi che hanno due impossibilità: da un lato c’è il pezzo di formaggio elettrificato che, se lo mangiano, i topi muoiono. Ma se non mangiano, i topi muoiono lo stesso per fame. “Sai come va a finire?” chiede il venditore anziano. “I topi si mangiano tra di loro”. Ma non è solo la metafora di un cannibalismo sociale indotto. In realtà, Il venditore di medicine narra di una società dove i pochi sfruttano i molti e il farmaco non è che un prodotto simbolo. Che sia un farmaco o una saponetta o un qualsiasi altro prodotto, quello che conta è il consumo» (Antonio Pettierre, www.ondacinema.it).

Il farmaco diventa, anziché la cura, il fattore scatenante di una malattia latente. Il protagonista è un personaggio che oltrepassa una “soglia” oltre la quale giunge a una malattia fisica e spirituale.


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